HomeBlogAltroTeoria della Mente e Autismo

Teoria della Mente e Autismo

Teoria della Mente e Autismo

 

Ciò che contraddistingue la cognizione umana da quella delle altre specie è la capacità di partecipare in attività collaborative caratterizzate da “intenzionalità condivisa”, ovvero attività di cui gli interagenti condividono fini e intenzioni e agiscono, coordinando i loro ruoli, secondo piani d’azione comuni e condivisi.

Questa capacità si sviluppa nei bambini entro i primi 14 mesi di vita grazie all’emergere di due abilità fondamentali:

• la capacita di inferire intenzioni, finalità e percezioni sottostanti il comportamento manifesto dell’altro

• una forte motivazione alla condivisione di stati mentali (emozioni, intenzioni, desideri) nell’interazione con le persone

I deficit nell’interazione, nucleo dello spettro autistico, potrebbero derivare dall’assenza o dal malfunzionamento di questa disposizione alla condivisione.

Ciò pregiudicherebbe l’apprendimento e lo sviluppo di abilità sociali più complesse.

I soggetti autistici forniscono risultati notevolmente inferiori quando si affidano loro compiti che comportano il riconoscimento delle emozioni. Le emozioni semplici sono alla portata della comprensione dei soggetti autistici, mentre le emozioni complesse li mettono in difficoltà.

Baron-Cohen, Leslie, Frith hanno dimostrato sperimentalmente che i bambini autistici hanno capacità normali nell’attribuire una causalità fisica ad un evento, ma sarebbero incapaci di rappresentare lo stato mentale di se stessi e degli altri.

Ciò evidenzia che nel bambino autistico è carente l’abilità di differenziare lo stato effettivo delle cose dalla loro rappresentazione mentale.

Una carenza nella TOM ha come conseguenza l’incapacità a rispondere e comprendere le altrui emozioni.

I precursori evolutivi alla formazione di un’adeguata Teoria della Mente sono:

A) Capacità di espressione mimica: nei bambini autistici mancherebbe la capacità di espressione mimica e corporea che traduce i diversi stati psicologici, per es. espressione emozionale del viso, intonazione della voce.

B) Attenzione condivisa: i bambini autistici non sono in grado di condividere un focus di attenzione con un’altra persona.

Ad es. il controllo dello sguardo: il bambino controlla lo sguardo dell’adulto e se l’adulto si gira da un’altra parte il bambino segue il suo sguardo, riflesso sociale che s’instaura a 9 mesi. I soggetti autistici mostrano una ridotta, se non assente, capacità di controllare lo sguardo. Non fissano lo sguardo, tendono ad isolarsi da ciò che li circonda, non guardano spontaneamente là dove gli altri guardano o indicano con il dito.

Ad es. il gesto dichiarativo, il bambino indica con l’indice per attirare l’attenzione dell’adulto o per condividere un’esperienza; mentre nei bambini normotipici questo atteggiamento appare tra i 9/14 mesi, nei soggetti autistici si è notata una riduzione se non un’assenza totale dell’indicare dichiarativo.

Minori difficoltà nel gesto richiestivo (il bambino indica per richiedere un oggetto), che richiede una nozione di causalità fisica, mentre lo stesso gesto con funzione dichiarativa sottende l’uso di una metarappresentazione, ovvero il bambino deve rappresentarsi l’oggetto come carico di una valenza positiva o negativa per l’altra persona.

I bambini autistici si servono degli altri come “agenti”, qualcuno che può agire sul mondo per conto loro, per raggiungere i loro scopi. Manca la capacità di rendersi conto che l’altra persona ha una prospettiva che può essere condivisa o indirizzata.

C) Deficit di imitazione: quel meccanismo che permette al bambino di fare la prima distinzione tra cose e persone

Verso i 9 mesi è possibile osservare l’imitazione differita che mostra come questa capacità non sia fortemente vincolata allo stimolo, infatti, nello sviluppo normale la dipendenza dall’iniziativa adulta è destinata a sparire.

Tale capacità, tutoriale nella comprensione sociale, non si riscontra nei bambini autistici.

Il tipo di imitazione importante per lo sviluppo non è mai una copia esatta del comportamento adulto, ma è di tipo attivo e creativo. Nell’autismo c’è una imitazione “parassitaria”, per cui gli aspetti percettivi vengono copiati esattamente.

D) Comunicazione intenzionale: rappresentazione dell’altro come individuo che ha

intenzioni e comprende quelle altrui.

I bambini autistici sviluppano solo l’idea che le persone sono possibili agenti di un’azione e possono quindi essere utilizzate per raggiungere uno scopo.

E) Mancanza di gioco simbolico: far finta è la manifestazione dell’abilità di mentalizzare e dipende dalla capacità di distinguere tra uno stato reale e uno stato che si immagina o che si simula; la finzione è una manifestazione primitiva della TOM.

Il circuito nervoso attivato durante l’esecuzione del gioco è il medesimo presente durante l’osservazione e, quindi, la comprensione dello stesso: questa popolazione di neuroni permette allora di “calarsi” in uno stato mentale altrui.

Nei bambini autistici si nota un’assenza della capacità di fingere nel gioco, il loro gioco è stereotipato e ripetitivo piuttosto che simbolico e immaginativo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

EMDR018.com © 2023 TUTTI I DIRITTI RISERVATI.
LIQUID PLAN SRL, P.IVA 11818651009 – N.REA 1329922

Privacy – Condizioni di Servizio