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Mamma, papà, giochiamo! L’importanza del gioco per lo sviluppo sano del bambino

Mamma, papà, giochiamo! L’importanza del gioco per lo sviluppo sano del bambino

Il gioco è fondamentale per lo sviluppo globale dei bambini, poiché permette di sviluppare forza muscolare, coordinazione, abilità di manipolazione, capacità di osservazione e ascolto, e capacità di pensiero, regolazione emotiva. Quando i bambini si divertono giocando, non solo si sentono bene con se stessi, ma imparano anche a conoscere il mondo che li circonda.

Formulare una definizione univoca di cosa sia il gioco in età evolutiva è una sfida complessa. Proviamo a descrivere le caratteristiche che rendono quest’attività fondamentale per lo sviluppo sano del bambino, rappresentando secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU, 1989), un diritto imprescindibile da rispettare.

Il gioco rappresenta un’attività ricreativa, piacevole, spontanea, divertente e volontaria, condotta con impegno attivo, senza rispondere a criteri di utilità se non al raggiungimento di gratificazione e appagamento interiori.

Giocando il bambino si immerge completamente in uno spazio ludico, altro e diverso dalle attività quotidiane, potendo esplorare e fare esperienza della realtà, manipolare le regole e superare sfide creativamente. Per le sue potenzialità in tutte le fasi della vita il comportamento del gioco è stato oggetto di studio da parte di psicologi, biologi, etologi e neuroscienziati.

I cuccioli di molte specie di mammiferi adottano comportamenti ludici che offrono loro non solo la possibilità di divertirsi ma anche, e soprattutto, di sviluppare capacità corporee, cognitive, emotive e sociali (Vanderschuren e altri, 2016; Vygotskij, 1976). I benefici del gioco, tuttora oggetto di studio tra gli scienziati, comprendono quindi molto più del semplice svago, influendo sull’intero processo di crescita dell’individuo.

 

Il gioco è un bisogno biologico?

L’attività ricreativa ha un importante ruolo evolutivo: il gioco sociale, infatti, è considerato un bisogno innato e uno dei Sistemi Motivazionali Interpersonali (SMI; Liotti, 1994).

Come l’attaccamento, l’accudimento, il rango, la sessualità sociale, la cooperazione tra pari e l’affiliazione a gruppi, anche il gioco sociale è una predisposizione biologica innata che regola le interazioni sociali guidando i comportamenti in direzione di una meta. Infatti, il gioco consente di trascorrere del tempo con i propri simili attraverso attività sociali, ricreative ed educative.

In famiglia, a scuola e nella stanza di terapia il gioco permette di esplorare insieme, di fare domande, sperimentare, adattarsi alle regole, sperimentare i limiti, stabilire i confini, fare errori, chiedere aiuto, percepire il controllo, creare, costruire, sentire ed esprimere le emozioni, parlare di temi delicati. Attraverso l’attività ludica è possibile vedere in azione, in un contesto protetto e sicuro, tanti tipi di relazioni, imparando a riconoscerne l’attivazione e a modularne i comportamenti.

 

A cosa serve giocare?

Dal punto di vista dello sviluppo cognitivo, il bambino mentre gioca può affinare la capacità di pensare creativamente e simbolicamente, ampliare il vocabolario e la comprensione del legame tra oggetti e azioni, aumentare la capacità di pensare per nessi causali, imparare strategie di problem solving, sviluppare la flessibilità di pensiero, passando dal logico al narrativo e viceversa.

A livello di sviluppo emotivo e comportamentale, giocare rappresenta un modo per scoprire, sperimentare, esprimere e comunicare emozioni, sentimenti, bisogni e desideri all’interno di attività piacevoli e sicure. Partecipare a giochi di ruolo e giochi di gruppo aiuta a sviluppare abilità cruciali come la gestione dei conflitti, la capacità di negoziare, condividere e cooperare, competenze essenziali per imparare gestire le interazioni con gli altri.

E’ attraverso il gioco che molti cuccioli imparano e affinano i comportamenti che da adulti gli saranno necessari per la sopravvivenza. Pensiamo ad esempio ai comportamenti di predazione e di attacco che molti cuccioli mettono in atto tra loro ma anche con i genitori. Attraverso le attività di gioco imparano anche a controllare e dosare i comportamenti aggressivi, a regolare l’impulsività e l’intensità emotiva, a riconoscere gli stati mentali dell’altro, a sviluppare l’empatia, a comprendere che di una sessa situazione due individui possono avere una prospettiva mentale diversa l’uno dall’altro.  Così attraverso, ad esempio, i giochi di finzione il bambino può sperimentarsi nel ruolo di genitore, di leader, di socio, membro di una squadra, ecc…

Anche dal punto di vista dello sviluppo motorio e corporeo giocare ricopre un ruolo cruciale. Secondo alcuni autori (Spinka e Newberry, 2001) il gioco è fondamentale per sviluppare risposte flessibili a eventi inaspettati, come, ad esempio, una perdita improvvisa di equilibrio o situazioni di stress. Secondo questa prospettiva, il gioco aiuta a migliorare sia la capacità di recupero fisico che la gestione emotiva di tali eventi poiché incrementa la versatilità dei movimenti necessari per riprendersi da shock improvvisi come cadute.  Pare infatti che per ottenere questo “addestramento all’inaspettato”, gli animali durante il gioco creino attivamente situazioni impreviste in cui allentano deliberatamente il controllo sui loro movimenti o si mettono in posizioni svantaggiose. L’alternanza tra movimenti ben controllati e movimenti che provocano una temporanea perdita di controllo è cognitivamente stimolante e aiuta a preparare l’individuo ad affrontare situazioni impreviste nella vita reale.

Questo studio sottolinea quindi l’importanza del gioco libero per lo sviluppo dei bambini. Il gioco non è solo un momento di svago, ma un’opportunità per i bambini di allenarsi a gestire situazioni impreviste e stressanti. Quando il genitore incoraggia il bambino a giocare liberamente e a esplorare nuovi ambienti può aiutare a sviluppare resilienza e capacità di recupero emotivo.

Ovviamente un aspetto fondamentale perché possa esistere il comportamento di gioco è sentirsi al sicuro. Grazie a questa condizione il bambino può attivare una modalità esplorativa di vivere la realtà, incuriosendosi, immaginando, costruendo nuove realtà, svincolando quindi il pensiero dagli oggetti concreti ed entrando nel mondo dei simboli e dei significati.

 

Quali giochi?

Gli studi psicologici hanno identificato cinque tipi fondamentali di gioco nei bambini: il gioco fisico, il gioco con oggetti, il gioco simbolico, il gioco di finzione o socio-drammatico, e il gioco con regole. Ogni tipo di gioco contribuisce in modo diverso allo sviluppo cognitivo ed emotivo dei bambini, rendendo essenziale un equilibrio tra questi per garantire una “dieta di gioco” sana.

 

Gioco Fisico: include attività come correre, saltare e arrampicarsi. Aiuta a sviluppare la forza muscolare, la coordinazione e le abilità motorie grossolane.

 

Gioco con Oggetti: coinvolge la manipolazione di giocattoli e oggetti vari, stimolando la creatività e la capacità di risolvere problemi, oltre a migliorare le abilità motorie fini.

 

Gioco Simbolico: i bambini usano oggetti per rappresentare qualcos’altro, sviluppando così il pensiero astratto e le competenze linguistiche. Questo tipo di gioco è cruciale per la comprensione del simbolismo e del linguaggio.

 

Gioco di Finzione o Socio-Drammatico: include il fare finta di essere qualcun altro o simulare situazioni reali. Questo gioco supporta lo sviluppo sociale ed emotivo, migliorando l’empatia e la comprensione delle dinamiche sociali.

 

Gioco con Regole: si riferisce a giochi strutturati con regole specifiche, come i giochi da tavolo o gli sport di squadra. Questo tipo di gioco insegna ai bambini a seguire le regole, lavorare in gruppo e sviluppare strategie.

 

Ciascuno di questi tipi di giochi, inoltre, può essere condotto in solitaria o in gruppo. È importante che i bambini sperimentino entrambe le modalità durante le loro giornate, poiché ognuna favorisce lo sviluppo di diverse competenze.

Quando si cimentano in attività ludiche individuali i bambini possono apprendere la gestione autonoma del tempo e le capacità di auto-organizzazione, allenando al contempo un dialogo interiore che accompagna il gioco e narra le sequenze. Terminata l’attività sarà fonte di sollievo, appagamento e riconoscimento di sé la condivisione con gli altri (genitori, parenti, amici) di quanto svolto individualmente. In questo modo il racconto interiore avrà modo di esprimersi e trovare nell’interlocutore la possibilità di arricchirsi.

I giochi in gruppo, con i coetanei o con gli adulti sono fondamentali per imparare a stare alle regole, gestire la tensione della competizione, creare e rinsaldare amicizie, sviluppare la capacità di cooperare e l’empatia.

I bambini piccoli iniziano a giocare dapprima “in parallelo”, consapevoli della presenza dell’altro ma senza interagire direttamente o emotivamente. Successivamente sviluppano la capacità di coinvolgere l’altro, passando a un tipo di gioco reciproco, fondamentale per lo sviluppo delle relazioni e per la costruzione di sentimenti di fiducia.

 

Ad ognuno il suo gioco preferito!

Ognuno di noi sviluppa preferenze per specifiche attività ludiche che contribuiscono a formare la nostra personalità giocosa (in inglese playfulness). Questa è unica come le nostre impronte digitali. Quindi quanto più i bambini possono esprimere la loro natura ludica, tanto meglio svilupperanno e rafforzeranno i circuiti neurali nel loro cervello e aumenteranno i livelli di benessere. Per questo motivo è importante che i genitori osservino, ascoltino, riconoscano e poi assecondino la particolare “impronta” ludica del proprio bambino.

 

Cosa può fare il genitore per favorire le attività di gioco?

La qualità della relazione che i genitori instaurano con i figli può influenzare la motivazione al gioco e la qualità delle attività ludiche. Queste ultime, a loro volta, rivestono un importante ruolo nel rafforzare la relazione e la sintonizzazione emotiva.

Il genitore può supportare il gioco del proprio bambino creando un ambiente amorevole e stimolante che permetta di esplorare, imparare e crescere. Investire tempo e attenzione nel gioco con i bambini non solo rafforza il legame con loro, ma li aiuta anche a sviluppare le competenze necessarie per affrontare il mondo con sicurezza e creatività.

Molti studi hanno evidenziato come le interazioni di gioco genitore-bambino siano direttamente collegate alle abilità linguistiche dei bambini, che a loro volta influenzano i successivi apprendimenti e risultati scolastici.

Dalla ricerca sono emersi tre fattori chiave per supportare il gioco nei bambini.

  • Il livello di stimolazione: è importante mettere a disposizione materiali e giocattoli che supportano i cinque tipi fondamentali di gioco e promuovono la creatività.
  • La qualità delle interazioni con gli adulti: quando il genitore partecipa attivamente e autenticamente alle attività di gioco del figlio è importante che crei un clima di serenità e sicurezza in cui spiega al bambino cosa aspettarsi dal gioco. Il gioco diventa un’occasione per rispecchiare emozioni e sentimenti mostrati dal bambino e per rispondere empaticamente. Questo consente di aiutarlo a sentirsi apprezzato e compreso, rafforzando il legame di attaccamento. È importante stabilire limiti comportamentali chiari durante le attività ludiche per mantenere un ambiente sicuro e positivo.
  • Il grado di autonomia offerto ai bambini: è fondamentale offrire ai bambini la libertà di scegliere con cosa giocare, in modo da consentire loro di esplorare e imparare dai propri pensieri e idee.

 

Prima durante e dopo un’attività di gioco è importante sintonizzarsi con i bisogni del bambino e con i suoi tipi di attività preferiti. Partecipare regolarmente ad attività di gioco con il bambino è fondamentale per comprendere meglio i suoi interessi. È cruciale scegliere attività che il bambino troverà divertenti e mostrare cose nuove e diverse da fare con i giocattoli o con il materiale a disposizione.

Per esempio, ci si può chiedere: cosa fa quando ride di gioia? Cosa fa quando esplora in maniera curiosa e coinvolta? La gioia e l’interesse derivano dalla sua natura ludica. I genitori che osservano i figli giocare senza interromperli favoriscono il rispetto reciproco.

Inoltre, è utile giocare in luoghi diversi, come sul pavimento, al tavolo o all’aperto sull’erba, per offrire al bambino esperienze varie e diverse tipologie di supporto da condividere e da includere nelle attività ludiche.

 

Durante il gioco, è importante che i genitori siano faccia a faccia con il bambino, in modo da facilitare l’imitazione e l’apprendimento.

Per i bambini più grandi, è importante prestare attenzione a come rispondono alle attività suggerite dagli adulti, capendo se si stanno divertendo o se è necessario proporre un’altra attività che rispecchi meglio il loro entusiasmo e le loro inclinazioni.

Aiutare i bambini a seguire i loro interessi e a validare il loro coinvolgimento gioioso farà di più per il loro futuro rispetto a tutti i giochi educativi strutturati che si trovano in commercio.

 

Infine, è fondamentale costruire e sviluppare storie durante il gioco. Durante le attività ludiche condivise genitore e bambino possono commentare, narrare in sequenza ciò che stanno facendo, produrre storie e favole: potenzialmente qualsiasi gioco si presta all’invenzione e al racconto di una storia che aiuta a coinvolgersi ancora di più, a spiegarsi gli avvenimenti, ad addomesticare la realtà, a conoscere il mondo. Le nostre menti inventano costantemente racconti per dare senso agli eventi, e queste narrazioni modellano la nostra comprensione del mondo. Attraverso le storie, riusciamo a collegare informazioni diverse in un unico contesto. Dal punto di vista emotivo, poter condividere la narrazione di storie durante il gioco favorisce la sintonizzazione emotiva tra genitore e figlio in un atto di cooperazione.

 

Bibliografia

 

  • Liotti G., La Dimensione Interpersonale della Coscienza, NIS, Roma, 1994.
  • Spinka, M., Newberry, R. C., & Bekoff, M. (2001). Mammalian play: training for the unexpected. The Quarterly review of biology, 76(2), 141-168.
  • Vanderschuren, L.J.M.J., Achterberg, E.J.M., Trezza, V., 2016. The neurobiology of social play and its rewarding value in rats. Biobehav. Rev. 70, 86–105. http://dx. doi.org/10.1016/j.neubiorev.2016.07.025.
  • Vygotskij, L. S. (1976). Immaginazione e creatività infantile. Roma: Editori Riuniti.

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