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Gestione dell’ansia di separazione nei bambini: un approccio comprensibile

Durante l’infanzia, è normale che i bambini provino timore nel separarsi dalla figura di riferimentonei primi giorni di inserimento al nido o in scuola dell’infanzia.

Questo è un processo transitorio che si risolve quando il bambino raggiunge un equilibrio emotivo. Tuttavia, se questa forma di ansia persiste in modo eccessivo, potrebbe essere indicativa di un disturbo d’ansia da separazione.

La caratteristica principale del disturbo d’ansia da separazione è la presenza di ansia elevata in relazione alla separazione o alla percezione della separazione dalle persone di riferimento, come i genitori. In questo caso, l’ansia di separazione non si risolve con la crescita, né quando il bambino familiarizza con i nuovi contesti (ad esempio la scuola). È, quindi, un’ansia non adeguata all’età e al livello di sviluppo, che si manifesta, anche a partire dal giorno antecedente alla separazione, con sintomi fisici: mal di pancia, mal di testa, nausea e vomito, tensione e rigidità muscolare, senso di affaticamento e sudorazione, difficoltà di attenzione e concentrazione.

La strategia principale adottata dal bambino è l’evitamento della situazione temuta, per cui non vuole andare a scuola, né a casa degli amici o alle feste di compleanno da solo, né praticare uno sport. Il bambino si sente a suo agio a casa, attraverso la stretta vicinanza con i genitori e spesso chiede di dormire con loro. Possono comparire preoccupazioni persistenti riguardo a eventi disastrosi che potrebbero causare la separazione definitiva dai genitori, come rapimenti o incidenti mortali.

In futuro possono insorgere difficoltà nel gestire cambiamenti lavorativi o nell’andare via di casa. In alcuni casi più gravi, questo disturbo può essere il precursore di disturbi di panico con o senza agorafobia o depressione.

 

Spiegazioni possibili

Il genitore è disorientato di fronte ai sintomi del bambino, non riesce a decifrare questi comportamenti nuovi e si angoscia nel vedere il protrarsi del problema nel tempo, nonostante i tentativi fatti per risolverlo, per cui il benessere generale di tutta la famiglia risulta compromesso.Tuttavia, poco prima della comparsa del disturbo, in famiglia potrebbero essersi verificati cambiamenti importanti, come la perdita di una persona significativa, la separazione dei genitori, untrasloco, il trasferimento di un genitore per lavoro, l’inserimento a scuola o il passaggio di ciclo scolastico, la malattia di un genitore o del bambino stesso, l’incontro con un insegnante molto rigido.

Potrebbero anche essere presenti dei fattori di rischio nell’ambiente familiare:

  • esperienze traumatiche non elaborate di separazione precoce (per es. ospedalizzazioni del bambino);
  • uno dei due genitori potrebbe avere, a sua volta, un’ansia da separazione non risolta, per cui non è determinato quando saluta il figlio, pensa che sia fragile, che si ammali o si stanchi e teme il mondo come pericoloso;
  • un genitore può reagire alle richieste di cura del figlio in modo rabbioso o lamentoso oppure non riesce a soddisfarle, per cui il bambino, senza la sicurezza necessaria per esplorare, non tollera di separarsi da lui e deve monitorare continuamente la sua disponibilità ad accudire(relazione d’attaccamento insicuro-ambivalente);
  • un genitore rimane assorbito, in alcuni momenti, nei suoi problemi o traumi irrisolti, spaventando il figlio, spesso inconsapevolmente, o non riuscendo a trasmettergli senso di protezione rispetto agli eventi esterni (relazione d’attaccamento disorganizzata);
  • alcuni bambini si comportano come genitori dei propri genitori per cui, presumibilmente, vedono ingestibile il distacco poiché devono controllare, per esempio, lo stato di salute di un genitore malato o depresso oppure devono assicurarsi che a casa non accada nulla di grave in loro assenza, come nelle situazioni in cui ci sono costanti minacce di conflitto o di abbandono (per es. un genitore che è insicuro e insoddisfatto del proprio legame affettivo con il partner, recrimina continuamente minacciando di andarsene via di casa).

 

Rinforzare il legame, favorire l’autonomia

Sembra un paradosso, ma più il bambino si sente accudito dal genitore quando è necessario, più si sente libero di esplorare, perché sa che il genitore è sempre disponibile a prendersi cura di lui nel momento del bisogno. Ogni bambino è un individuo unico e potrebbe reagire in modo diverso, quindi questi suggerimenti possono essere adattati alle esigenze specifiche di ognuno.

  1. Comprendere il disturbo: informarsi presso specialisti su sintomi comuni e possibili cause può favorire una maggiore empatia e comprensione nel gestire la situazione.
  2. Mantenere una routine stabile e prevedibile per dare al bambino sensazione di sicurezza e controllo, inserendo momenti dedicati alla famiglia e alle attività piacevoli insieme.
  3. Aumentare l’autonomia del bambino attraverso piccoli passaggi progressivi. Ad esempio, si può incoraggiare a fare piccole attività da solo, facendolo sentire in grado di cavarsela (ordinare i giochi o la camera, aiutare in una faccenda domestica).
  4. Sostegno emotivo: ascoltare attentamente le preoccupazioni del bambino senza sminuirle o ridicolizzarle, né pensando che siano dispetti o seccature, ma offrire rassicurazioni calme e concrete sulla sicurezza durante l’assenza del genitore. Si può pensare a momenti in cui si risponde sinceramente e in modo chiaro ai dubbi e a momenti in cui si forniscono delle piccole strategie (“quando accade questo… fai così…”, “quando hai paura, parla con la maestra”, “quando senti che ti manco, guarda la nostra fotografia”).
  5. Trovare un “oggetto di conforto”: un oggetto speciale o una foto che il bambino possa portare con sé.
  6. Coinvolgere la scuola: comunicare con gli insegnanti e il personale scolastico sulle difficoltà del bambino e cooperare per trovare strategie appropriate a scuola.
  7. Psicoterapia: un neuropsichiatra infantile o uno psicoterapeuta dell’età evolutiva può fornire strumenti specifici per gestire l’ansia di separazione attraverso approcci terapeutici adatti all’età del bambino. Se necessario, i ricordi traumatici irrisolti del bambino e dei genitori possono essere trattati con l’utilizzo del metodo EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), un metodo che favorisce l’elaborazione delle informazioni disturbanti attraverso una stimolazione bilaterale oculare o tattile. Possono essere elaborati anche i ricordi infantili dei genitori legati alla loro ansia di separazione e alle relazioni problematiche con le proprie figure di accudimento. È importante che i genitori stessi si sentano al sicuro quando si allontanano dal bambino e quando il bambino richiede cura, in modo da poter affrontare le sfide emotive insieme.

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