I traumi psicologici nei bambini migranti: come affrontare e curare le ferite invisibili
I bambini migranti vivono nel loro paese di origine situazioni di violenza sociale, politica, economica e psicologica che li costringe a fuggire da soli o con le loro famiglie. Numerose sono le fonti di stress che i minori devono affrontare:
- Nel loro paese di origine spesso non possono andare a scuola, hanno vissuto situazioni di violenza, sopraffazione e pericolo di vita, in molti casi la guerra. A cio’ si aggiunge i lutti per la perdita o la separazione forzata dai genitori.
- Durante il viaggio che dura parecchi mesi o anni la situazione è molto pericolosa, lunghi e faticosi tragitti come clandestini, il rischio di morte continua oltre alle privazioni di cibo, sonno e alle violenze quotidiane.
- All’arrivo in Europa le condizioni di vita e le procedure di assistenza sono molto complesse, alcuni bambini non sono accompagnati dai genitori e questo rende la situazione ancora piu’ precaria poiché privi di una guida adulta in una realtà che non conoscono e profondamente diversa.
Perché parliamo di traumi nella migrazione?
Le esperienze vissute dai bambini migranti possono essere considerate dei T grandi, ovvero traumi estremi e cronici che minacciano la loro integrità fisica o di altri significativi con vissuti di impotenza, disperazione e orrore. A cio’ possono essere
aggiunti anche t piccoli, traumi relazioni quando le relazioni in famiglia sono state punteggiate da neglect, abusi, maltrattamenti.
Le ricerche sul campo evidenziano che durante l’infanzia le conseguenze sono particolarmente gravi poiché coinvolgono tutta la personalità che essendo ancora in crescita non ha le sufficienti risorse per potersi proteggere. Sentirsi minacciati di morte, picchiati, abusati, genera sensazioni di profonda insicurezza, diffidenza, impotenza che inducono alla creazione di meccanismi di funzionamento adatti alla sopravvivenza e che tendono a diventare stabili anche quando il pericolo è passato, ma che bloccano lo
sviluppo sano dell’individuo.
Il traumastismo in età evolutiva comporta importanti conseguenze neurobiologiche, con un forte impatto sulla evoluzione strutturale del cervello che puo’ avere una dimensione ridotta o alterata con implicazioni a livello dell’ippocampo e del corpo calloso. Il sistema neuroendocrino puo’ subire alterazioni con una produzione eccessiva di cortisolo. Il sistema nervoso autonomo ha un maggiore disregolazione nelle risposta di attacco e fuga. La prognosi di remissione dei sintomi purtroppo è più sfavorevole che nell’adulto.
Conseguenze a breve e lungo termine
Nei bambini subito dopo l’evento traumatico è più facile osservare la sintomatologia acuta, come nella reazione acuta da stress e nel PTSD, ma più passa il tempo più si ha una cronicizzazione del trauma che rimane iscritto nelle memorie in uno stato somato-
sensoriale non elaborato.
I sintomi piu’ comuni che possiamo osservare sono:
•Comportamenti agiti, di attacco e di fuga, disturbi comportamentali
•Difficoltà di concentrazione e insuccessi scolastici
•Passività, disinteresse, tristezza, ansia
•Perdita di competenze evolutive precedentemente acquisite (controllo degli sfinteri, linguaggio…)
•Aggressività, scoppi di collera improvvisi
•Ripetizione nel gioco in modo compulsivo
E’ importante sottolineare che una apparente guarigione non corrisponde a una effettiva elaborazione e integrazione dell’evento. I bambini hanno un modo diverso di manifestare il trauma che dall’adulto possono sembrare sereni, ma manifestare un improvviso crollo quando si presentano stimoli che rievocano il trauma manifestando una serie di comportamenti disfunzionali o sintomi che spesso possono essere confusi con altre patologie.
Come affrontare le ferite invisibili provocate dai traumi?
Per lavorare in campo educativo e terapeutico con bambini rifugiati occorre prima di tutto adottare uno sguardo “trauma informed” ovvero che tenga conto del trauma e delle sue conseguenze sullo sviluppo per poter organizzare gli interventi. E’ uno sguardo trasversale che deve essere comune a tutti i professionisti che si occupano di bambini a prescindere dalla specificità educativa o terapeutica. In questo compito occorre sensibilità e grande competenza.
Alcuni elementi fondamentali nella relazione “trauma-informed” possono essere:
- PROMUOVERE IL BENESSERE DEL BAMBINO attraverso una relazione di fiducia secondo un principio di rispetto e gradualità, considerando anche i tempi dell’altro. I bambini sono spesso intimoriti e spaventati e non si fidano dell’adulto. Nei diversi contesti di presa a carico è necessario spiegare chi siamo, quale è il nostro ruolo e cosa devono aspettarsi per restituire il senso di controllo e potenza di cui sono stati a lungo privati. E’ fondamentale anche il luogo dove li accogliamo, un ambiente piu’ possibile calmo e rassicurante, fatto di routine, senza rumori forti o troppi imprevisti che potrebbero funzionare da trigger.
- PROVARE EMPATIA per le esperienze vissute, riconoscere e validare la loro sofferenza. I bambini migranti hanno bisogno di essere creduti nei loro racconti. Atteggiamenti di giudizio o di svalutazione su di loro o il loro paese ostacolano la creazione di un rapporto di fiducia. Occorre evitare di fare riferimento a norme e valori della propria cultura come degli assoluti, aprendosi anche alla cultura di provenienza.
- ASCOLTARE ATTIVAMENTE i bambini traumatizzati dalla guerra senza mai forzare i racconti o chiedere i particolari per evitare una riattualizzazione dei traumi. Nel lavoro con i bambini è importante sottolineare i punti di forza e le risorse che hanno permesso di arrivare e sopravvivere a situazioni difficilissime piuttosto che concentrasi subito sui traumi subiti.
- MIGLIORARE LA GESTIONE DELLO STATO DI STRESS POST TRAUMATICO. Le avversità vissute, la separazione dai genitori, provocano elevati stati di stress che ostacolano una reale integrazione. La psicoterapia puo’ aiutare un percorso di accettazione della nuova situazione, una elaborazione del lutto per cio’ che hanno perso in senso reale e simbolico, la ricostruzione di una nuova identità che integri il passato con il presente. In questa prospettiva la psicoterapia con EMDR si è dimostrata molto efficace nella rielaborazione dei ricordi traumatici e nel rafforzare le capacità di resilienza dei piccoli pazienti grazie alla installazione delle risorse.
Articolo a cura di Valeria Lazzarini Psicoterapeuta, Supervisore EMDR Europa adulti, bambini, adolescenti
Buongiorno dottoressa una parte delle indicazioni/descrizioni vale anche per i bambini adottati ? Io penso di sì, con le dovute differenze……