Il disturbo d’ansia da separazione è un disturbo che solitamente si manifesta tra i 6 e gli 8 anni, ma può anche esordire prima o intorno ai 10-12 anni.
Il bambino prova ansia quando viene separato dai principali caregiver o quando anticipa mentalmente la separazione (per es. la sera prima). Può avere pensieri catastrofici sulla propria sorte e su quella dei suoi genitori, come morte, smarrimento o rapimento, con la rappresentazione futura della solitudine. La strategia principale utilizzata dal bambino per far fronte a questa ansia è l’evitamento delle situazioni temute.
Ciò può comportare il rifiuto di andare a scuola, di frequentare contesti extra-familiari o di dormire nella sua camera senza il genitore. Inoltre, possono verificarsi incubi ricorrenti. L’ansia si manifesta anche a livello fisico attraverso l’attivazione del sistema ortosimpatico. Questo può causare disturbi gastrointestinali come dolori addominali, nausea o vomito, palpitazioni cardiache, tensione muscolare e tremori, senso di affaticamento, sudorazione e cefalea.
I rischi evolutivi più comuni associati al disturbo d’ansia da separazione includono difficoltà nel cambiamento dell’ambiente lavorativo, tendenza a cercare costantemente figure rassicuranti e difficoltà nell’allontanarsi da casa. Altri possibili esiti sono il disturbo di panico con o senza agorafobia e il disturbo d’ansia generalizzata.
Probabili meccanismi eziopatogenetici
I sintomi possono manifestarsi a seguito di eventi come la perdita di una persona significativa o cambiamenti rilevanti nella vita del bambino, come la separazione dei genitori, traslochi, trasferimento di un genitore per lavoro, inserimento a scuola o passaggio di ciclo scolastico, la malattia di un genitore o del bambino stesso, l’incontro con un insegnante molto rigido.
Nel contesto di cura possono essere presenti dei fattori predisponenti:
- esperienze traumatiche non elaborate di separazione precoce (per es. ospedalizzazioni);
- un genitore con ansia da separazione, per cui ha paura e non è determinato nell’allontanarsi dal figlio e impedisce o limita la sua esplorazione, considerandolo “fragile” (“ti ammali”, “ti stanchi”) e descrivendo il mondo come pericoloso;
- nella diade insicura-ambivalente, il genitore può reagire alle richieste di cura del figlio in modo rabbioso o lamentoso oppure non riesce a soddisfarle, per cui il bambino, senza la sicurezza necessaria per esplorare, non tollera di separarsi da lui e deve monitorare continuamente la sua disponibilità ad accudire;
- nel caso della disorganizzazione dell’attaccamento il genitore rimane assorbito, in alcuni momenti, nelle proprie memorie traumatiche irrisolte, spaventando il figlio o facendolo sentire solo e vulnerabile rispetto agli eventi esterni, anziché sicuro;
- i bambini che presentano inversione di ruolo, presumibilmente, vedono le situazioni di svincolo come ingestibili poiché devono controllare (strategia controllante accudente), per esempio, lo stato di salute di un genitore malato o depresso oppure devono assicurarsi che a casa non accada nulla di grave in loro assenza, come nelle situazioni in cui ci sono costanti minacce di conflitto o di abbandono (per es. un genitore che è insicuro e insoddisfatto del proprio legame affettivo con il partner, recrimina continuamente minacciando di andarsene via di casa).
L’incontro con il terapeuta e la via verso l’esplorazione sicura
Al primo incontro i genitori possono apparire ansiosi, preoccupati e tendono ad essere iperprotettivi con il bambino, che è riluttante a separarsi da loro, arrivando anche a crisi di pianto rabbioso. Di solito, al momento della consultazione, il benessere generale di tutta la famiglia è compromesso a causa del loop disfunzionale dell’ansia:
- i genitori sono disorientati e non riescono a dare un significato a questi comportamenti nuovi, sono angosciati perché il problema si protrae nonostante i loro tentativi di risoluzione;
- il bambino ha già limitato di molto le attività e le occasioni di socializzazione (per un’attivazione protratta del sistema di attaccamento e una riduzione dell’attivazione del sistema esploratorio), spesso ha già accumulato numerose assenze scolastiche e si sente infelice.
Quando un bambino affetto da disturbo d’ansia da separazione incontra uno psicoterapeuta, è importante creare un ambiente accogliente e rassicurante sia per il bambino che per i genitori.All’inizio può essere necessario consentire che un genitore resti dentro la stanza di terapia.
Il terapeuta può fornire informazioni sulle manifestazioni fisiche dell’ansia e insegnare tecniche di regolazione efficaci come la respirazione o la mindfulness. Le strategie cognitive-comportamentali possono essere utilizzate per esporre gradualmente il bambino alle situazioni temute, coinvolgendo anche la scuola, e per aiutarlo a modificare i pensieri catastrofici (si possono utilizzare i giochi di ruolo o le storie terapeutiche per insegnare abilità di coping appropriate).
I genitori possono essere supportati nel sostenere il loro figlio a scuola o in situazioni sociali senza rinforzare l’evitamento delle situazioni temute. Se necessario, eventuali ricordi traumatici irrisolti del bambino e dei genitori possono essere trattati con l’utilizzo del metodo EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), che favorisce l’elaborazione delle informazioni disturbanti attraverso una stimolazione bilaterale oculare o tattile.
Il terapeuta può anche supportare i genitori nel risolvere situazioni familiari complesse (potrebbe essere utile un approccio sistemico), nell’esplorare le loro storie di attaccamento e i momenti di separazione dai propri caregiver. Spesso la fase di svincolo nel genitore non si è mai completata e un percorso psicoterapeutico individuale potrebbe essere raccomandato per aiutarlo a elaborare. Anche in questo caso l’EMDR può essere utilizzato.